martedì 20 maggio 2008

Alternative al Petrolio, ma a quale prezzo?

Con il prezzo del greggio in costante aumento e lo spettro dell'esaurimento delle fonti energetiche fossili, si inizia a parlare ed a discutere sempre più frequentemente di nuove e possibili fonti alternative: nucleare, eolica, solare, idrogeno e biocarburanti vegetali. Allo stato attuale, dopo la lettura di diversi articoli, mi sono chiesto:

"Biocarburanti... si certo... ma a quale prezzo?".

Mi spiego meglio.

Nel Sud America, più precisamente in Brasile, dove l'esperienza con il carburante di derivazione vegetale è oramai un fatto consolidato da decenni, ogni giorno si disbosca una "piccola" parte di foresta amazzonica (fondamentale per l'equilibrio climatico globale), per ottenere terreno per le colture (cereali, barbabietole, canna da zucchero, colza etc.) destinate alla produzione di biocarburante; questo terreno (nel giro di un paio di anni) esaurisce la sua fertilità e si trasforma in un arido deserto senza troppe possibilità di riconversione.

Avanzato il deserto riparte l'avida ricerca dell'uomo di altri terreni da "depredare". Pensate che, da Agosto a Dicembre dello scorso anno, i dati rilevati dai satelliti parlano di circa settemila chilometri quadrati (un'area grande come l'Umbria) di foresta pluviale, devastati dall'operato dell uomo. Settemila chilometri quadrati in 5 mesi, vuol dire un ritmo di disboscamento incrementato del 40% rispetto al 2006 (Fonte). Le recentissime dimissioni di Marina Silva (ministro dell'ambiente del governo Lula) non sono che l'amara ciliegina sulla torta.

Alcuni gruppi ambientalisti che "profetizzavano" già da tempo una massiccio aumento dell'uso di pesticidi ed O.G.M. (oltre ad uno sfruttamento incontrollato del suolo com già detto in precedenza), paiono aver colpito nel segno e non giungono affatto nuove le tesi contrarie all'attuale modello di produzione di biodisel.

Tali opinioni in merito si possono agilmente riassumere con questa dichiarazione fatta dalla Lipu qualche settimana fà:

"I risparmi nell’emissione di gas serra in atmosfera che i biocarburanti (bioetanolo e biodiesel) permettono di ottenere rispetto ai carburanti fossili sono in diversi casi inesistenti a causa delle elevate quantità di fertilizzanti azotati necessari per la coltivazione, fonte di un potente gas serra come il protossido di azoto. Addirittura la quantità di emissioni di gas serra causate dall’intero ciclo di coltivazione e utilizzo dei biocarburanti risulta maggiore di quello dei combustibili fossili". (Fonte)

Da più parti inoltre sembra avanzare insistentemente la tesi (abbastanza discutibile) secondo la quale la crisi alimentare (ad esempio l'aumento dei prezzi dei cereali) sia tutta, o in parte, colpa dei biocarburanti. Jean Ziegler, relatore speciale Onu per la Commissione sui diritti dell'uomo, ha definito la sottrazione di terra arabile alla produzione alimentare (per destinarla ai carburanti), un "crimine contro l'umanità" (Fonte/Fonte).

Tuttavia Jeff Tschirley, del gruppo di lavoro della FAO sulla bioenergia, dichiara:"I biocarburanti non sono la causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime agricole, è solo una bolla mediatica, pesano infatti meno del 15% sui rincari" (Fonte).

Ovviamente (oltre Jeff Tschirley) c'è chi non condivide tali affermazioni, e chi come Lula smentisce in questo modo: "Non venitemi a dire, che il cibo costa di più a causa del biodiesel. La ragione si deve ricercare nel fatto che il mondo non era preparato a vedere milioni di cinesi, indiani, africani e sudamericani mangiare con regolarità". (Fonte)

Biocarburanti...si...ma a quale prezzo?

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